Borgata Rosa – Terminati i lavori alla residenza temporanea sorta al posto de “La Filanda”

Negli ultimi mesi del 2021 dopo anni di lavori e di lunghe interruzioni, ha iniziato la sua attività l’housing sociale denominato Cascina Filanda (immagine). Si tratta di un intervento di recupero e rifunzionalizzazione di un’area abbandonata, con la presenza di un edificio principale in condizioni problematiche, ubicata nel quartiere Borgata Rosa di Torino all’ingresso del Parco del Meisino.

La Residenza realizzata gestita dall’impresa sociale Co-Abitare, dispone di 15 monolocali, 14 camere doppie e 1 alloggio per il custode, per una accoglienza complessiva di 58 persone, oltre a spazi comuni per attività culturali e aggregative, servizi per gli ospiti e per il quartiere e un’area esterna di circa 3.000 mq.

In questa struttura vengono offerti appartamenti a prezzi calmierati e servizi a persone che attraversano momenti di difficoltà dovuta ad emergenza abitativa, congiuntamente alloggio a chi risiede temporaneamente in Città per turismo, studio o lavoro, inoltre il progetto prevede affitto sala per seminari e incontri e servizi aperti alla cittadinanza.

Un passo indietro

Nell’ormai lontano 20 ottobre 2016, organizzato dalla VII Circoscrizione, si era tenuto presso la  sala parrocchiale della Chiesa di Gesù Maestro in Strada Meisino  23, un incontro pubblico in merito  alla “Casa sociale” in via di realizzazione nell’area dell’ex “filanda”.

In quella sede, presente fra gli altri l’allora Assessora Comunale alle Politiche Sociali Sonia Schellino, e il responsabile della Cooperativa che stava realizzando e che oggi gestisce l’intervento, si era cercato di fornire  le opportune informazioni atte a chiarire i molti dubbi sollevati negli anni da numerosi residenti.

Il Presidente della Cooperativa  aveva illustrato alle persone presenti le finalità e i tempi dell’intervento in corso ormai da alcuni anni. Oltre a rispondere alle domande dei presenti, aveva illustrato gli interventi da loro realizzati a Torino: (Luoghi Comuni in Via Priocca 3 e Housing Giulia in Via Cigna 14/L) allora già funzionanti con modalità similari rispetto a quelle che oggi vengono adottate a Borgata Rosa che, come era stato ricordato, ha dimensioni notevolmente minori rispetto alle due attività citate.

Allora avevamo verificato con rammarico che una parte degli intervenuti avevano continuato ad esprimere dubbi e diffidenze che ritenevamo, alla luce delle informazioni che avevamo raccolto e alla situazione odierna, del tutto ingiustificate.

Negli anni precedenti erano circolate fra i residenti della Borgata le ipotesi più fantasiose su chi avrebbe occupato questa residenza, avevamo chiesto invano per anni alla VII Circoscrizione di venire ad illustrare sul territorio l’intervento, questo purtroppo è avvenuto solamente nell’ottobre 2016 per interessamento dell’allora Presidente Luca Deri.

Che cos’è la Residenza Temporanea?

La Residenza Temporanea offre in parte soluzioni abitative come residence a prezzi calmierati per un periodo di tempo che va da 1 giorno a 18 mesi, ma anche a persone che hanno necessità di  una nuova soluzione abitativa (a causa di una separazione, di uno sfratto per finita locazione, del cambio di impiego o riduzione del reddito, ecc.) e che, in attesa di trovarla, possono utilizzare la Residenza Temporanea come ponte tra la vecchia e la nuova casa, in attesa che gliene venga fornita una stabile dalle istituzioni locali.

Ancora qualche passo indietro

Quello che rimaneva, della cosiddetta casa civile del complesso di origine settecentesca, di proprietà dell’ordine dei Gesuiti fino al 1773 che fu denominato “Il Gesuita”, poi passato nel 1791 in proprietà al banchiere Bracco, quando viene allora citata la presenza di una filanda da seta «Cascina e filatoio del banchiere Bracco». Alla metà dell’Ottocento l’edificio passa di proprietà delle Suore di Carità, per finire in questi ultimi decenni in proprietà della Città di Torino; a metà maggio 2014 veniva definitivamente demolito, oggi non rimane che parte del muro di cinta frontale del complesso.

Il 16 luglio 2014 presso la VII Circoscrizione era stato presentato il progetto che prevedeva la realizzazione di una “Residenza collettiva temporanea”.

Oltre alla struttura residenziale realizzata in parte con fondi Regionali, l’impresa sociale Co-Abitare che presentava questo progetto di “Housing sociale”, prevedeva di realizzare nei bassi fabbricati esistenti uno spazio polifunzionale per le attività del territorio.

Nel corso dell’incontro erano emerse  sostanziali novità rispetto a quanto previsto dalla richiesta di finanziamento regionale, novità che rendevano questo intervento sicuramente meno problematico per il territorio che lo avrebbe ospitato. Su sollecitazione dei presenti il presidente dell’impresa sociale prevedeva allora che il progetto sarebbe stato terminato alla fine del 2015.

In una ulteriore di Commissione che si era tenuta in Circoscrizione il 14 gennaio 2016 erano state illustrate le motivazioni che avevano indotto la sospensione dei lavori all’inizio dell’anno precedente e riconfermato il suo utilizzo con le modalità già riportate in questo articolo. Nei primi giorni del 2016  i lavori erano stati ripresi con vigore, poi vi sono state nuovamente varie interruzioni.

Di seguito gli antefatti che ci hanno portato alla situazione odierna e gli sviluppi a partire dal 2006.

Gli antefatti

Preoccupati per la sorte di questo edificio, che era già stato oggetto in passato di nostre numerose segnalazioni, e che nel frattempo si stava lentamente ma inesorabilmente degradando, a partire dal 2006 avevamo inserito anche questo argomento in una nota sulle problematiche che affliggevano il parco del Meisino inviata all’ Assessore al Verde Pubblico e alla VII Circoscrizione, alla quale erano seguiti successivi aggiornamenti annuali.

Nella primavera del 2006 nel corso dello svolgimento di una Commissione Circoscrizionale si era appreso che proseguiva il percorso amministrativo per affidare il progetto di recupero dell’edificio all’ente Parco Nazionale Gran Paradiso che dopo importanti lavori di ristrutturazione avrebbe dovuto trasferire la sua sede Torinese in questo edificio, la VII Circoscrizione aveva dato parere positivo alla concessione all’ente parco del “diritto di superficie” per 99 anni, condizione indispensabile per accedere ai finanziamenti necessari all’intervento. L’edificio minore completamente diroccato che si affacciava sulla strada (oggi completamente abbattuto) sarebbe stato recuperato in un secondo tempo per essere utilizzato per ospitare mostre temporanee, attività didattiche e spazi che la Circoscrizione potrebbe utilizzare per attività ricreative e informative per la Borgata.
In seguito avevamo appreso dai giornali che la città di Ivrea si era offerta di ospitare la sede del Parco. Nel settembre 2007 era emerso che l’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso aveva abbandonato il progetto di intervenire su questo fabbricato.

Nell’ autunno del 2007 l’Amministrazione Comunale aveva portato all’approvazione del Consiglio Comunale una deliberazione che aveva come oggetto: “Cascine nei parchi – Interventi finalizzati all’utilizzo e al recupero degli edifici rustici all’interno dei grandi parchi cittadini – Approvazione linee guida”. In questa delibera sono stati inseriti due edifici facenti parte del nostro territorio, la cascina Coppa (in seguito ristrutturata per utilizzo come maneggio, oggi pienamente operativo) e appunto la cascina detta “la filanda”.
Nel 2009 da una ricerca su internet avevamo appreso che la Città di Torino aveva inserito questa struttura in una richiesta di finanziamento Regionale per “sei residenze collettive temporanee per l’inclusione sociale”.

Dal sito della Regione Piemonte si rilevava che a fronte della Determinazione n. 129 del 6 aprile 2009 all’intervento in strada del Meisino 55/9 era stato concesso un finanziamento di 1.246.500 euro per la realizzazione di 7 alloggi (con superficie utile compresa tra 38,01 e 95 mq) e 1 appartamento idoneo ad ospitare gruppi in coabitazione (pluricamere con servizi + locali comuni destinati alla residenza).

Il 2010 ci aveva portato alcune novità sull’utilizzo di questo edificio ormai semi cadente di proprietà Comunale posto fra il Parco del Meisino e la Borgata Rosa, nei primi giorni di febbraio erano iniziati dei lavori di messa in sicurezza del complesso con l’abbattimento dei ruderi che si affacciavano su strada del Meisino (lato parco giochi).

Contemporaneamente nel sito del Comune di Torino avevamo trovato un interessante documento intitolato: “Avviso pubblico per la selezione di progetti per la realizzazione e gestione di residenze collettive temporanee per l’inclusione sociale” questo bando specificava dettagliatamente cosa il Comune intendesse realizzare in diverse parti della città fra le quali “la filanda.

ll documento chiariva quanto già anticipato nel 2009 sui siti di Comune e Regione Piemonte e lasciava intendere che parte degli spazi che dovevano essere realizzati con questa soluzione, avrebbero potuto essere utilizzati dalla collettività di Borgata Rosa come da noi a suo tempo richiesto.

In seguito avevamo appreso dal sito del Comune che erano stati individuati i vincitori per i lotti 1 e 3, per che gli altri lotti compreso il lotto 4 che riguarda “la filanda” la scadenza del bando era stata prorogata al 14 giugno 2010, questo rinvio ci segnalava le difficoltà per trovare soluzioni per il recupero di questi fabbricati, dopo numerose richieste di chiarimenti, avevamo scoperto che con determina dirigenziale del 28 luglio 2010 il Comune di Torino aveva proclamato un vincitore anche per il lotto 4.

Avevamo temuto che il crollo di una sezione centrale della facciata avvenuto ad inizio 2011 potesse avere ripercussioni sull’opera di recupero, la parte ancora in piedi aveva comunque messo a rischio l’agibilità dell’area servizi degli orti urbani Circoscrizionali ubicati proprio dietro la struttura.

In seguito da un articolo del quotidiano “La Stampa” del 15 ottobre 2011, avevamo appreso che entro il mese di dicembre 2011 la Cooperativa Co-Abitare avrebbe dovuto iniziare i lavori di ristrutturazione e recupero delle strutture della cascina, e che si prevedeva di concludere l’intervento entro la metà del 2013.

Ad inizio giugno 2012 era stata abbattuta la parte destra del fabbricato evidentemente giudicata pericolante, pensavamo che questo abbattimento fosse un primo passo per l’inizio dei lavori e che fosse stato risolto il problema legato ai finanziamenti provenienti dalla Regione Piemonte che, a quanto ci risultava, aveva fatto slittare l’inizio dei lavori.

Nel luglio 2013 ci era stato comunicato ufficialmente la partenza dei lavori per settembre, e che i ritardi erano stati provocati dal fatto che: “l’iter di questa pratica edilizia è stata particolarmente lunga e complessa a causa dei vincoli ambientali e tipologici che gravano sull’immobile”, l’iter amministrativo era stato completato non ci restava che aspettare l’inizio dei lavori. Ma come molti temevano e altri auspicavano l’inizio dei lavori è coinciso con la demolizione di quanto rimaneva di un complesso storico la cui rilevanza è documentata sul sito di MuseoTorino in Cascine a Torino.

Finalmente dopo circa 15 anni dalle prime ipotesi di utilizzo, quest’area ha trovato una sua funzione, non c’è più quello che rimaneva del suo vecchio fabbricato che è stato abbattuto, ma una nuova struttura che in qualche modo tenta di ricordarlo.

(B. Morra – febbraio 2022)