Il problema dei residui verdi rimane

A sette anni dalla chiusura definitiva del punto di raccolta AMIAT (specifico per sfalci e potature) di corso Casale 354/a, gli abbandoni di rifiuti sul marciapiedi di fronte al cancello chiuso sono per fortuna cessati, questo grazie anche agli interventi di pulizia da parte di AMIAT pagati dalla collettività. Dopo la chiusura quel tratto di marciapiedi si era trasformato in una discarica dove cittadini, sicuramente non esemplari, avevano continuato ad abbandonare, non solo i sacchi contenenti sfalci e potature, ma anche altri rifiuti. Ovviamente degrado attirava degrado, depositare materiali per primo è certamente più difficile che abbandonare rifiuti dove ne esistono già altri.
Rimane il problema della pulizia del marciapiedi e il contenimento della vegetazione lungo tutto il deposito dell’area, interventi che ogni anno dobbiamo sollecitare.
Nonostante questi problemi, continuiamo a pensare che lo smaltimento nelle aree periferiche di sfalci e potature non sia stato affrontato e risolto adeguatamente, anche lo spostamento dell’eco centro AMIAT di riferimento da corso Brescia a via Ravina  ha reso solo più breve il percorso ma non meno disagevole il conferimento.
Abbiamo constatato in questi anni che la chiusura del centro ha provocato l’aumento degli abbandoni sul territorio o peggio ancora ha rappresentato un incentivo alla brutta abitudine di bruciare gli scarti più o meno secchi, con effetti negativi sulla salute di tutti.

Gli antefatti
Nel 2005 con l’introduzione a Borgata Rosa e a Sassi della raccolta differenziata dei rifiuti denominata “porta a porta” (modalità condivisa sin dalla sua istituzione dal nostro Comitato) si era posto, in questo come in altri territori periferici della città, il problema dello smaltimento degli sfalci e delle potature delle utenze famigliari, materiali prima depositati nei grandi contenitori stradali.
Dopo oltre due anni dalla nostra richiesta, nell’aprile 2007 era stato attivato il punto di raccolta di corso Casale, così da permettere a tutti i cittadini che desideravano smaltire questo tipo di rifiuti, di farlo in maniera adeguata. Questa opportunità è stata ampiamente utilizzata per quattro anni e i volumi conferiti stanno a significare che il problema da noi sollevato era reale, tanto che dal 2009 e su nostra richiesta, l’AMIAT aveva incrementato il periodo i giorni e l’orario di apertura.
A fine 2009 la chiusura stagionale rischiava di trasformarsi in chiusura definitiva, anticipata nel corso della assemblea pubblica tenuta dalla VII Circoscrizione il 23 novembre a Sassi, la notizia ci veniva poi confermata da AMIAT e motivata da difficoltà logistiche.
Il 25 novembre 2009 il Comitato spontaneo Borgata Rosa-Sassi aveva inviato una lettera all’allora Assessore all’Ambiente e ad AMIAT, esprimendo la contrarietà degli aderenti a questa ipotesi e richiesto che, qualora non si potesse mantenere il centro in quel luogo e non si fosse individuata un’altra area in zona precollinare o, in alternativa, si creasse un servizio di raccolta anche di questi materiali come attuato nei comuni della cintura, servizio che suggerivamo potesse essere domiciliare a domanda come quello adottato per i rifiuti ingombranti.
Alla nostra segnalazione seguita da un sollecito nel mese di gennaio 2010 non era giunta alcuna risposta, in compenso avevamo poi visto con piacere che dall’inizio del mese di febbraio il centro era stato riaperto.
Con la fine del mese di novembre 2010 come previsto, il punto di raccolta era stato chiuso, pensavamo per la solita chiusura invernale, purtroppo in seguito avevamo appreso che con una lettera inviata al Comune di Torino datata 22 dicembre, l’AMIAT decretava la chiusura definitiva di questo centro.
Pur riconoscendo che la decisione di AMIAT era supportata da motivazioni in buona parte condivisibili, avevamo richiesto nuovamente con una nostra lettera all’allora Assessore all’Ambiente di soprassedere alla decisione di chiusura in attesa della creazione di un sistema di raccolta degli sfalci e delle potature nei territori dell’estrema periferia della città.
Pensavamo e pensiamo che non si possa chiedere ai cittadini virtuosi che trasportavano già con qualche problema questi rifiuti (non tutti dispongono di un’auto) di portare i loro sacchi negli eco centri di corso Moncalieri 420/A o corso Brescia 113/A.
Alla nostra richiesta l’Assessore all’Ambiente ci aveva inviato una lettera della Divisione Ambiente del Comune dove si ribadiva la decisione di chiudere definitivamente il punto di raccolta.
Sentiti gli appartenenti al nostro Comitato presenti nell’incontro di febbraio, avevamo inviato una nuova lettera alla Divisione Ambiente del Comune dove era stata ribadita la nostra contrarietà alla soluzione che ci veniva riproposta, avevamo anche segnalato una possibile soluzione almeno per gli sfalci. Inoltre nella lettera avevamo messo in evidenza che:
“Per quanto riguarda gli aspetti economici da Voi sollevati, ci permettiamo di ricordare che stiamo parlando di aree dove vige dal 2004 il porta a porta contribuendo a fare rientrare la città nei parametri della raccolta differenziata; alcuni praticano il compostaggio riducendo così alla città i costi dello smaltimento di quei volumi. Queste utenze non hanno ad oggi alcuno sconto della TARSU rispetto a chi non pratica la raccolta differenziata e molti sopportano anche i costi dell’esposizione dei cassonetti.”
Questo argomento era stato nuovamente trattato nel corso dell’incontro, richiesto dal nostro Comitato, con l’allora Assessore comunale all’Ambiente Lavolta, tenutosi il 19 ottobre 2011; nelle settimane a cavallo di questo incontro, AMIAT aveva provveduto con una certa frequenza a rimuovere i materiali depositati, poi tutto era tornato come prima, e gli abbandoni erano ripresi. Fortunatamente a sette anni dalla chiusura gli abbandoni di fronte al cancello chiuso sono praticamente terminati. Rimane il problema per molti residenti, in particolare della precollina,  dello smaltimento degli sfalci e delle potature.
(B. Morra – luglio 2017)